mercoledì 21 gennaio 2009

Lasciamola Andare

Ci sono cose che non sono facili, seppure razionalmente comprese e digerite, devono comunque sorpassare mille blocchi psichici prima di emergere. La questione della disponibilità della vita umana è un tema complesso e conflittuale, che dimostra ancora una volta l'inattualità dei principi così come definiti in passato, decontestualizzati.

Eluana Englaro (il cognome è diventato superfluo su molti giornali, per creare nel lettore un senso di inesistente confidenza) è in stato vegetativo dal 1992, quindi da quasi 17 anni. I testi medici descrivono lo stato vegetativo come "permanente" e irreversibile dopo 12 mesi; pur esistendo i casi da antologia, la speranza è legittimo perderla ben prima di 17 anni.

La famiglia Englaro ha chiara la sua idea sul futuro della figlia, ed è nota la sua volontà di interrompere le cure (compresa l'alimentazione) già da un decennio circa.

fino al 2000 per 2 volte il tribunale di Lecco e per 2 volte la Corte d'Appello di Milano respinsero l'istanza del padre per l'interruzione delle cure.
Nel 2002 in Cassazione... respinto il ricorso.
Nel 2005 invece la Cassazione ordina di ripetere il processo in una diversa sezione della Corte d'Appello milanese. Da lì un sentiero di sentenze positive per gli Englaro e i vari ricorsi respinti, non ultimi quelli del parlamento italiano.

Qualcosa è cambiato in questi anni? Oppure è solo un caso che, senza cambiamenti legislativi specifici, dei giudici decidano in senso opposto nel giro di un lustro?
Qualcosa è cambiato, ed è l'atmosfera attorno alla "medicina degli ultimi giorni", non un semplice sintomo di modernità, ma di maturazione (anche anagrafica) e di arricchimento culturale. Parlare di decoro nella fine di una esistenza non è più un tabù, non è più indicibile, e questo in una società che è invece sempre più antiabortista è una contraddizione da approfondire.

Il mio augurio però, per la famiglia Englaro e la battaglia di dignità che conducono, è che questa che oggi la Bresso (complimenti a lei, era davvero ora che qualcuna delle regioni ancora governate dalla sinistra, in questo paese, si ricordassero che la sanità è gestita a livello regionale) apre sia la porta definitiva. Il caso di Eluana è stato esemplare, ma il dibattito non può essere ridotto a lei, nè la politica può continuare a determinare attraverso procedimenti, decreti e misure ad hoc, sostituendosi ai giudici, l'esito della vicenda di un singolo.

In Italia ci sono centinaia di persone in stato vegetativo permanente, ogni anno se ne aggiungono di nuove. Ognuna con la sua storia.
Non sono tutte Eluana Englaro.
Una norma che permetta un esercizio di libertà è necessaria, oggi più di ieri, perchè il Paese conosce il problema, lo vive e sente, ed ha dimostrato di saperlo interpretare.

Lasciamola andare, senza dimenticarci degli altri.

Dopo di che, so anche io che in parlamento c'è Sacconi...


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