sabato 28 marzo 2009

Reliquie Moderne

Ovvero "Diagnosi fuori dal Tempo"

Dalton è un cognome molto comune.
Non in Italia, ovviamente, però è molto comune.
Dalton è il nome dell'unità di misura della massa atomica, Dalton il nome di una nota banda criminale, Daltonismo l'incapacità di distinguere alcuni colori, Dalton è il nome di attori, professori...

Il Dalton più famoso però è sicuramente John Dalton.
Chimico di fama, teorizzò in tempi ancora poco sospetti (1803) la presenza dell'atomo come mattone fondamentale dell'universo e descrisse le fisse proporzioni di massa con cui si combinano tra loro gli elementi chimici.

Dalton faceva parte dei Quaccheri, una società di amici e confratelli piuttosto rigida nei costumi e affezionata ad una rigorosa sobrietà delle forme, così quando da giovane, per andare ad una riunione della congregazione estrasse un paio di calze di un rosso sfolgorante, sua madre si agitò molto... Eppure il piccolo John non capiva perchè quelle calze, del solito squallido marrone marcio, fossero così tanto appariscenti. Immerso com'era nel mondo sobrio e scuro dei Quaccheri non si era reso conto, fino ad allora, di non riuscire a distinguere alcuni colori, precisamente, come scrisse qualche anno più tardi, il verde ed il rosso.
L'articolo "Extraordinary facts relating to the vision of colors" cercava di descrivere il mondo discromico del giovane scienziato.

Per anni Dalton rimase a scervellarsi sul perchè lui, apparentemente identico agli altri, non dovesse vedere alcuni colori. Dopo molti anni arrivò a supporre che all'interno del suo bulbo oculare l'umor vitreo dovesse essere non trasparente (come normalmente) ma bluastro. Quindi la luce gli arrivava filtrata da tutto quel blu, e quindi ogni cosa rossa gli appariva scura e nerastra, così anche ogni cosa verde.
Per verificare avrebbe dovuto però levarsi un occhio.
O cavare gli occhi al proprio fratello, anch'egli colpito, ma si sa che il fratricidio è sempre qualcosa di un po' traumatico, anche a fini scientifici.

Un trauma a cui anche il pur coraggioso Dalton decise di sottrarsi, però la curiosità restava, così non potendo (o volendo) pagare il prezzo in vita, decise di pagarlo dopo morto.
Lasciò i suoi occhi alla Scienza.
Divinità per l'occasione incarnata da Joseph Ransome, attendente medico che, alla morte di Dalton, diligentemente gli "cavò gli occhi".
Ransome procedette nella verifica. Sezionò un occhio e vi estrasse il gel (umor vitreo) che si trovava al suo interno... Lo rilevò trasparente e non bluastro... Preso dallo sconforto sezionò l'altro occhio e provò a scrutare attraverso l'occhio di Dalton... Non vide colori deformati... Tutto era come sempre colorato.

Ransome non era riuscito a trovare il segreto della vista di Dalton (il Daltonismo), rimaneva un mistero apparentemente inespugnabile. Rimise assieme i bulbi oculari e li ripose su uno scaffale dell'Università di Cambridge. "Gli occhi di Dalton" conservati come un reliquia che cela chissà quale mistero.

Intanto, con il passare degli anni, si scoprì che molte persone non vedono i colori, in maniera più o meno identica a quanto avveniva al chimico e a suo fratello, anch'egli colpito; il Daltonismo infatti è (molto spesso) una malattia genetica. Gli affetti sono privi di alcuni recettori delle onde luminose, i cosiddetti coni. Nel caso dei Dalton non vedono il verde nè il rosso (rendendo impossibile cantare con consapevolezza la canzone "bandiera rossa"). La diagnosi è genetica e si fa attraverso un esame del DNA con un prelievo di sangue (quindi non serve più "cavarsi gli occhi" nè a dire il vero è mai servito), così nel 1995 qualcuno è andato a riprendere, dallo scaffale, le reliquie di Dalton ed ha estratto una minuscola quantità di DNA dalle cellule dell'occhio, immerse nella formalina vecchia di centocinquant'anni.

Egregio signor Dalton, lei è affetto da Deuteranopia, una discromatopsia ereditaria detta comunemente... ehm... Daltonismo. Ci scusi se per la diagnosi ha dovuto aspettare centociquanta anni. Per la terapia? A questa domanda il tecnico di laboratorio rimise gli occhi di Dalton nel barattolo di formalina e da lì sullo scaffale, per la terapia dovranno ancora aspettare...
Gli occhi di Dalton sanno essere pazienti.

la virtù dell'errore


"Il fallimento di un'ipotesi è il culmine della nostra conoscenza"


[Warren McCulloch 1898-1969]

mercoledì 18 marzo 2009

Anosognosia Sinistra

(ovvero Parole a sProposito II)


I pazienti che hanno subito accidenti vascolari importanti a carico della corteccia parietale destra possono perdere non solo la percezione e l'uso del proprio lato sinistro, ma la conoscenza stessa di esso, di tutto ciò che si trova alla propria sinistra, ed in effetti, dell' Idea stessa di Sinistra.
[Oliver Sacks - neurologo]



Strano... Deve essere una sindrome rara ovunque ma non in Italia...

Nel cortile di Casa

Un post fazioso.


Un altro paese del giardino centroamericano passa a Sinistra.
Il Salvador interrompe decenni di filoamericanismo radicale, arrivato al punto di non avere una propria moneta, avere un'economia basata sulle rimesse degli immigrati, e persino inviare truppe in Iraq per dimostrare quanto bellamente si sia dalla "parte giusta".

Dopo il Nicaragua neo-sandinista, ecco quindi un altro paese in cui a 20 anni dall'ombra nera della politica Reaganiana la sinistra ritorna a vincere, con buona pace dei perbenisti e di quelli che hanno la puzza sotto il naso.

Da un lato c'era il candidato della destra "Arena", un ex paramilitare, chiamato "Attila" evidentemente non per le sue doti diplomatiche. Dall'altro Mauricio Funes un giornalista leader da pochi anni dell'FMLN, un partito dai forti richiami marxiani, nato dalla guerriglia.
Sì, perchè in Salvador la guerra civile ha insanguinato il paese per 12 anni, ed il TERRORE lo ha fatto il governo in carica, supportato dai dollari USA e dagli addestratori dei servizi americani.
Per questo il voto di oggi, appeso ad un filo, segna un nuovo inizio anche per quel piccolo paese.
Perchè sperare in un cambiamento come questo dopo la guerra civile, dopo essere stati schiacciati dall'imperialismo dei gruppi paramilitari è difficilissimo, specie nel cortile di casa USA.



Brasile, Venezuela, Nicaragua, Bolivia, Chile... Un onda lunga tutto il Sudamerica...

Ditemi pure che sono un romantico testardo, però è innegabile una cosa...
Il fantasma si aggira, si aggira sempre.

sabato 14 marzo 2009

Sfide - 1

Il Catto-Comunista


Il Gatto-Comunista

giovedì 12 marzo 2009

Atomi a quattro ruote

Trittico Atomico - III
L'energia atomica è decisamente un concetto maschile.
Macho.
(Si pensi ad Hulk - non è forse lo sprigionarsi, dopo esposizione radioattiva, della primigenia energia maschile?)
Un esercizio di dominio sulla natura che raggiunge l'interno stesso della sua essenza.
L'incanalare (che sia in grandiosi stabilimenti che producono energia, o in roboanti e strabilianti esplosioni non importa) una energia che non vediamo nè esperiamo al servizio dell'intelletto umano.

Non sorprende che gli anni '50, post bellici, imprigionati nell'ambiguità di un mondo uscito da una tragedia bellica ma entrato in una fastosa crescita economica, siano stati il decennio in cui tutto era reso possibile dall'energia del nucleo.
Grazie ad essa si era vinta una guerra, e ci si aspettavano davvero grandi cose.
In termini psicanalitici non serve nemmeno tirar fuori la pulsione di morte per spiegare tutto il fascino che sortiva l'essere in grado, come umanità, di asservire la potenza stessa che mantiene coesa la materia. Per quanto questo, nonostante l'ingenuità del tempo, provocasse qualche ansia collaterale.

Quando la prima centrale nucleare a finalità civili cominciò a produrre energia elettrica, in Idaho nel 1951, i Sovietici avevano già fatto esplodere la loro prima palla di Plutonio in terra Kazaka, nel 1949. Quest'ultima notizia non fu presa bene dall'opinione pubblica americana che non aveva più l'esclusiva pseudo-divina di cui sopra. Si sa, possedere un arma molto molto pericolosa è più eccitante se si è gli unici a possederla.

Qualche anno dopo, il 4 dicembre 1954 naque, per volere di Eisenhower e dell'ONU, l'Enea. Organizzazione per l'uso pacifico dell'energia atomica, nasce per il grande senso di responsabilità della società umana verso un uso condiviso e corretto delle possibilità messe sul campo dalla scienza.

Con l'altra mano però il presidente soldato faceva costruire il più grande bunker sotterraneo, attrezzato per contenere per mesi tutto il parlamento americano, i giudici della corte suprema e i capi di gabinetto a White Sulphur Springs, in West Virginia. In totale più di 600 persone.
Vabbè fidarsi dell'ENEA, però...

Intanto il nuovo pericolo di una esplosione nucleare veniva allegramente esorcizzato da un cartone animato infantile, in cui la tartaruga Bert lo risolveva allegramente al grido di "Duck and Cover" più o meno l'equivalente di "Giù e Copriti", il che in caso di esplosione nucleare ha più o meno lo stesso valore di declamare qualche verso di Dante a memoria calzando degli occhiali da sole.






Ma non si poteva certo gettare nel panico l'intera società.
Quindi bene propinargli la fregnaccia della tartarughina che si abbassa e si copre la testa, d'altronde mica tutti si possono costruire un bunker tra le montagne.

L'ambivalenza del nucleare però non si può sintetizzare dimenticando un progetto della Ford.


La FORD NUCLEON.
L'applicazione del Fordismo all'energia nucleare. Ovvero un'automobile alla portata di tutti, con un reattore nucleare incorporato. Autonomia di circa 8000 Km (ma aumentabile utilizzando un po' più di Uranio). Insomma coast to coast senza dover mai fare il pieno di benzina, il sogno di ogni americano.


Peccato che non l'abbiano mai messa in produzione!

Ed in caso di tamponamento a catena, direte voi?
Che domande...
Duck and Cover!

Atomi assicurati

Trittico Atomico - II
Di recente nella città di M. si fa un gran parlare della costruzione di una graziosa centrale che produca elettricità grazie alla fissione atomica, da ubicare nel litorale della ridente città costiera, immagino in area Lisert.
(Non è l'unica "graziosa centrale" di cui si discute, nei pressi di M. ma questa è un'altra storia)


L'altro giorno, mentre posavo lo sguardo su un contratto di assicurazione Kasco dell'auto, leggendo tutte le decine e decine di casi in cui cavillosi avvocati di-grigio-vestiti potrebbero rifiutarsi di versare il corrisposto basandosi sulle righe piccole del contratto, sono arrivato a questo:


- Comunque non verranno rimborsati danni direttamente o indirettamente provocati da fenomeni di trasmutazione dell'atomo. [...]



La frase è volutamente ambigua, non è chiaro se l'atomo trasmutato debba essere quello della stessa automobile (colpita quindi da un fantascientifico raggio disgregatore) o anche un altro atomo qualunque, tipo, che so, quello di un incidente atomico lì vicino.
Non è nemmeno chiaro se si parli della trasmutazione fisica dell'uranio in piombo o in quella dei metalli in oro.
(Un semiasse in oro si piegherebbe facilmente, ma non credo che provocherebbe troppe storie)

Ma io so già che non può essere un caso.
Non hanno nemmeno costruito la centrale e già questi assicuratori mettono le mani avanti!
Vi pare giusto?

Secondo me, se una esplosione nucleare devastasse la mia automobile, l'assicurazione, COME MINIMO, dovrebbe risarcirmi!

giovedì 5 marzo 2009

Atomi a buon mercato

Trittico Atomico - I

C’è un problema: un errore che spesso la gente compie. Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo dell’energia. Questo non è vero.
[C
arlo Rubbia - Nobel per la Fisica]