Visualizzazione post con etichetta Praxinoscopio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Praxinoscopio. Mostra tutti i post

sabato 17 novembre 2012

Mi ricordo...




- Ciao Michele, sono Simone, sono cattolico, siamo tutti cattolici e ti vogliamo conoscere tutti. Tu la pensi come noi, siamo molto simili! Tu come ti definiresti?
- Mi ricordo... ateo e materialist...

(Palombella Rossa, 1989)

domenica 27 dicembre 2009

Questa sera al cinema


Il film più visto di quest'anno si prevede che sarà, ancora una volta, il solito polpettone avvelenato di De Sica, volgare ma pudico, ripetitivo fino alla nausea, seriale come nemmeno il peggior cinema americano degli anni '80.
Ormai non mi prendo nemmeno più la briga di pensare che l'anno prossimo sarà diverso...





Il cinema era già morto negli anni 80. Del resto sapete cosa si dice del dinosauro: muore il lunedì ma la sua coda continua a muoversi fino al venerdì. [P.Greenaway]

domenica 30 agosto 2009

Hot Line

ovvero breve omaggio al telefono rosso

La più famosa hot line del '900 in realtà è quella che è stata meno utilizzata.
Il Telefono Rosso che collegava Mosca a Washington, acceso la prima volta il 30 agosto di 46 anni fa, ma utilizzato solo quattro anni dopo.

Lo si costruì dopo la travagliata esperienza della crisi di Cuba del 1962, quando fu evidente che le comunicazioni tra le superpotenze non potevano essere gestite con quei tempi.

Il fitto scambio di missive che caratterizzò il periodo tra il 26 ed il 28 Ottobre infatti richiedeva ben 12 ore di tempo tra la trasmissione e la ricezione completa dei messaggi. Un po' troppo per un mondo sull'orlo di una guerra atomica.


Il lavoro nella parte capitalista del pianeta fu messo a punto dalla Harris, ed inaugurato nel 1963.
Il presidente Kennedy non riuscì ad alzare mai la cornetta, causa la prematura scomparsa, e nemmeno Kruscev, per via del pensionamento anticipato...

Il primo utilizzo noto fu del 1967 per la guerra dei 6 giorni... Il solito casino tra Israele e qualche vicino di diverso culto.
Ma io amo ricordare come presunto primo utilizzo quello millantato dal generale Jack Ripper a Mandrake nel 1964





Buona Visione di un vecchio capolavoro...

sabato 16 maggio 2009

Dalla croisette:

"Non c'è nessun cinema da disprezzare, semmai è tutta la vita da disprezzare"

[Enrico Ghezzi]





venerdì 19 dicembre 2008

C'etait un Rendez - Vous

1976 - Il cielo livido di una Parigi che ancora dorme ma si sta risvegliando, il saettare del panorama urbano e l'assordante rombo del motore.
Dalla Boulevard Périphérique a Montmartre, bruciando i semafori, balenando tra autobus e vetture, alzando stormi di piccioni... Otto minuti di Parigi ad alta velocità.

Questo il percorso (fonte wikipedia): Bd Périphérique · Avenue Foch · Place Charles-de-Gaulle · Av des Champs-Elysées · Place de la Concorde · Quai des Tuileries · Place du Carrousel · Rue de Rohan · Avenue de l'Opéra · Place de l'Opéra · Rue Halévy · Rue de la Chaussée d'Antin · Place d'Estienne d'Orves · Rue Blanche · Rue Pigalle · Place Pigalle · Bd de Clichy · (tournant abandonné à Rue Lepic) · Rue Caulaincourt · Avenue Junot · Place Marcel Aymé · Rue Norvins · Place du Tertre · Rue Sainte-Eleuthère · Rue Azais · Place du Parvis du Sacré Cœur.

Un ottimo tracciato turistico, a dirla tutta...
Questa la Parigi di Claude Lelouch, in un unico piano sequenza, piccola perla e contemporaneamente ansiosa corsa dai rimi folli. Il regista ha in effetti rischiato il carcere per l'innumerevole serie di infrazioni (pericolosissime) compiute in soli otto minuti.



Per la Parigi dell'Adespoto dovrete aspettare il mio ritorno dalla bella capitale di Francia.
Vi saluterò Voltaire.

mercoledì 6 agosto 2008

Fantascienza I


"La polizia e l'esercito sono due corpi ben separati: l'esercito combatte i nemici dello stato, la polizia serve a proteggere il popolo. Quando entrambe le cose le fa l'esercito allora il nemico dello stato tende a diventare il popolo."
Battlestar Galactica - Comandante Adama.

giovedì 29 maggio 2008

Con lo Zolfo e col Fuoco

"Siccome il grido che sale da Sodoma e Gomorra è grande e siccome il loro peccato è molto grave, Io scenderò e vedrò se hanno veramente agito secondo il grido che è giunto fino a me; e, se così non è, lo saprò"

Gomorra è un film gelido.

Pulito come raramente sanno essere i film italici.

Non c'è solo il libro, dentro, ed è una fortuna, le pedisseque derivazioni infatti spesso producono accidia.

Si intrecciano narrazioni, in un processo lento, senza gli estetismi d'azione dei modelli americani, e senza nemmeno le introspezioni annose care a un certo manierismo europeo.

Parlare bene di un film che ha vinto il premio della giuria è facile ed al contempo noioso.

Eppure il compito difficile di Gomorra era duplice: ritrarre in un film la deviante violenza del crimine organizzato, sfiorando l'essenza della struttura del sistema e nel contempo non produrre cicli “antieroici”.


Andare a vedere Gomorra è come subire una lacerante visione documentaristica, attraverso una Scampia tremendamente reale, popolata di una folla quasi neorealista, che è un epicentro narrativo oltre che scenografico.


Nel film, come nel quartiere, non troviamo salvezza o speranza, ed ogni traccia di umanità è solo riflesso di fragilità interiori irrisolte, mai fonte di redenzione, nemmeno personale.

Non ci sono Dei, a Gomorra.


Un mondo separato da quello della (nostra) quotidianità, nel quale i ritmi, i legami, i luoghi, sono dominati da uno degli ingredienti della tragedia Aristotelica. La Paura.

Paura declinata nell'addestramento dei “soldati” di Gomorra, che già bambini si sottopongono al giudizio delle armi, che vivono sospesi, che alla paura reagiscono contabilizzando i futuri cadaveri da accumulare nelle file avverse.

C'è la sfacciata tracotanza degli emuli di Tony Montana, predestinati sin dall'inizio a quella che uno dei due dichiara sarà una morte precoce.

Nella guerra di Gomorra c'è anche la paura dei i “civili”, i non armati, quelli inadatti a respirare davanti alla canna di una pistola. Delle donne che vivono nell'ombra del sistema, dei piccoli ragionieri, dei bambini cresciuti troppo in fretta.


L'altro presidio alchemico della poetica Aristotelica, la Compassione, invece non trova spazio nella città condannata. Né tra i protagonisti né per essi.


Ci rendiamo conto infine di non assistere ad una tragedia messa in scena, ma all'ordinarietà di quel sistema, quel luogo alieno eppure consciamente reale, che vogliamo chiamare Gomorra.