mercoledì 23 luglio 2008

Freedom and Equality Seeking Students

Dell'Iran si parla molto, sui giornali, in funzione di nuovo oggetto del desiderio, nuovo principe del male sotto l'osservazione attenta del governo Bush. Il presidente Iraniano in carica ha dimostrato un attivismo politico, esterno ed interno, una capacità di condensare conservatorismo politico, antisemitismo, islamismo, conciliandoli con una politica energetica tesa al nazionalismo interno e alla ricerca di (improbabili) alleanze esterne.

Oggi ospito uno scritto di una amica, dal suo blog.
Lo ospito perchè parla di un argomento interessante, su cui probabilmente sarebbe bello discutere, ed approfondire, e perchè è collegato ad un blog, che vi linko immediatamente:


Lasciamo la parola a Clara, e vi consiglio un giro dalle sue parti, anche solo per dare una piccola solidarietà agli studenti Iraniani deprivati della libertà di pensiero, della libertà politica, e dei diritti civili.

La questione del rapporto islam-comunismo va letta su due piani differenti, uno relativo ai musulmani e l'altro relativo alle politiche interne dei paesi islamici, ovvero potere ed economia.
La sinistra e i comunisti non possono non contrastare l'enorme discriminazione a sfondo razzista e xenofobo che avviene in occidente nei confronti dei musulmani, non possono non opporsi ad una fantomatica "guerra di civiltà" o ad una pretesa e proclamata "superiorità culturale" dell'occidente. Non possono non vedere nell'egemonia politica e economica degli Stati Uniti una forma spietata, selvaggia e crudele di imperialismo e a questo imperialismo devono opporsi. E sanno che la prima è conseguenza della seconda, una naturale sovrastruttura di una forma di produzione che si nutre dello sfruttamento su scala globale.
Ma l'alleanza tra mondo islamico e mondo comunista, semplicemente non esiste. Se a livello internazionale i comunisti si oppongono allo sfruttamento del mondo da parte delle multinazionali che fanno capo al governo degli stati uniti, a livello interno i comunisti combattono lo sfruttamento della classe dominante che detiene il potere.
E' retorico, ma visto che per puro spirito partigiano si cercano di bypassare concetti basilari quanto ovvi, vale la pena ribadire.
Nei paesi islamici il potere è nelle mani di una classe dominante seduta all'ombra dei vessilli coranici, e l'Iran ne è il caso più emblematico. E se è vero che in Iran il Tudeh partecipò a fianco di Khomeini alla rivoluzione, è maggiormente vero che una volta conquistato il potere Khomeini si liberò dei comunisti uno per uno, dando il via ad uno dei più cruenti e lunghi genocidi politici, a confronto del quale il Cile di Pinochet o l'Argentina dei Generali sembra una passeggiata. Negli anni più duri della repressione, l'81 e l'89, intere famiglie vennero sterminate, le giovani compagne, prima di essere fucilate venivano stuprate (perché le vergini vanno in paradiso), e molti comunisti erano costretti a rifugiarsi sui monti o a fuggire all'estero. E' una totale falsità sostenere che in Iran da cinque anni a questa parte i movimenti di sinistra sono tollerati, è una falsità che si scontra sulla pelle dei compagni, martoriata dalle torture nelle carceri di Evin o chissadove. I comunisti in Iran, da cinque, dieci, venti, trentanni si battono con determinazione per i diritti umani e per l'eguaglianza dei sessi; i marxisti vengono espulsi dalle università, entrano ed escono da Evin, attendono i processi arbitrari, scappano in altri paesi, vengono oppressi nei centri di "accoglienza" dei paesi in cui cercano asilo, a volte tentano il suicidio e in questo esatto momento vengono abusati in una camera di tortura di chissà quale luogo segreto dagli agenti della SAVAK. I partiti comunisti, da quello di maggioranza al partito comunista dei lavoratori al partito comunista hekmattiano, sono illegali e i membri sono puniti con la morte, i membri dei movimenti studenteschi comunisti come Azadi Barabari (Libertà e eguaglianza) da più di otto mesi stanno subendo una persecuzione di massa. Giovani di un'età compresa tra i 20 e i 26 anni, sottoposti a torture barbare di natura psichica, fisica e sessuale. Perché si oppongono all'Islam, non perché ne sono alleati, perché si battono per i diritti umani, per l'uguaglianza e per la libertà.


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