giovedì 31 luglio 2008

Che ne sarà di noi (parte III)

O sulla vittoria di una parte del tutto.

A proposito di quanto scritto nel post precedente...
Lo dico ovviamente perchè ho votato Ferrero.
Non solo perchè credo che la proposta di Vendola non salvasse il patrimonio politico di Rifondazione.
Non che ne sia rimasto molto, intendiamoci, dopo le scissioni, le ipocrisie e le voluttà governative (non si può stare benvestiti nella stanza dei bottoni e contestarla contemporaneamente) ma ho un animo romantico oltre che marxista, come succede a chiunque, in questa età sostanzialmente anti-marxiana, scelga di imbarcarsi nell'impresa di stare in un partito che appartiene e si fa carico di una storia chiaramente immersa nel novecento.

Da romantico esigo l'impossibile, cioè mantenere l'incoerente presenza di una volontà di trasformazione radicale in un mondo sostanzialmente asservito al liberismo.

Per questo meglio Ferrero.
Meglio la svolta a sinistra.
Meglio non rinunciare a tutta la politica per un piatto di Fava.

Al congresso comunque ne ho viste di molti colori. La stampa è crudele, sarcastica e brutale nell'insinuarsi in ogni incrinatura, ma lo spirito di lacerante contraddizione si respirava tra le sedioline multicolore e le gradinate esterne alla tensostruttura del pala-montepaschi.
Qualcuno scrive che poteva finire diversamente.
Ecco.
Io penso anche che "poteva finire peggio".
Penso che non si poteva vincere tutti.
Non dopo quel congresso, non dopo la sconfitta elettorale, non dopo tre mesi di urla, di separazioni, di lacerazioni e umiliazioni.

Presto un post in cui raccontare un po' di citazioni sparse personalmente udite...
Magari domani...

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