In una specie di grandioso esercizio, un po' retorico, un po' popular-demagogico, un po' giustizialista, un po' democratico, molte migliaia di persone si sono ritrovate davanti ad un palco romano, per essere opposizione "visibile" al governo di S.B.
C'erano le bandiere della moltitudine delle sinistre extra-parlamentari, che ancora commuovono il mio occhio; c'era un ex-procuratore che adora le esercitazioni di piazza e si comporta con un fare "tribunizio", sempre in bilico tra giustizialismo popolare e istanze di destra moderata.
C'erano alcuni esponenti del Piddì... E soprattutto c'erano due comici:
Il primo è un ricciolino, bravo nei monologhi ma soprattutto carismatico, che ha pensato che nel nostro paese, in cui il ceto intellettuale è morto o si è rintanato sotto la sabbia, avrebbe potuto assumere su di sè il ruolo di guida etico-morale della nazione, dispensando cucchiaiate di retorica anti-istituzionale e sorsate di anti-politica, un piatto adatto per il disamore serpeggiante per ogni complessità maggiore del portato culturale di uno slogan di una riga. Che poi sia materialmente riuscito a tratti a farlo è una grossa colpa dei politici italiani.
Tutti? No, solo alcuni... Quelli di sinistra.
La seconda è una grande comica, dotata anche di una forza ed un impegno invidiabili, di una discreta dose di fascino e, come i migliori artisti di satira, di una buona cattiveria verbale.
Nel corso dello show i due linguacciuti hanno osato l'inosabile. Pensate. Il primo ha parlato male del Presidente della Repubblica. La seconda ha fatto riferimenti sessuali sul Pontefice.
La levata di scudi successiva mi ha portato alla mente alcune semplici domande...
Davvero è possibile imbavagliare l'ironia, il sarcasmo o la satira che dir si voglia rispetto a due figure, anziane che dir si voglia o istituzionali che dir si voglia? Le istituzioni rappresentano, volenti o nolenti, il Potere, cioè proprio il più sano obiettivo immaginabile per satira e sarcasmo, quindi impedire di ironizzare sopra le istituzioni non è che una riedizione educata della censura novecentesca.
L'aura di sacralità della presidenza della Repubblica è virtuale e la pretesa di intangibilità politica di questa figura non è davvero realistica. Se un noto politico non altissimo del centro-destra divenisse inquilino al quirinale l'aura sacrale avvolgerebbe anche lui?
Che dire poi della pretesa di considerare il "Pastore Tedesco" una figura "super partes"?
Probabilmente al Vaticano siede il più raffinato, sistematico, colto e determinato tra i conservatori cattolici; imbevuto di politica, certo in senso non partitico, ma comunque in senso autentico; schierato e chiaramente adoperato nel "parteggiare" su una costellazione di tematiche che spaziano dalla scuola alla medicina, dall'etica ai diritti della persona.
Rispetto ad una tale esposizione mediatica, ad un orientamento conservatore ricercato in chiave materiale e persino metaforica, sventolare pretese di "neutralità" è, oltre che illegittimo e ipocrita, anche irragionevole.
Viviamo una fase politica post-elettorale dettata dal disorientamento collettivo:
Da un lato dei comici vengono visti come leader carismatici da un "popolo" che protesta, privo di una struttura ideale che permetta di produrre una elaborazione adeguata a interpretare la realtà.
Dall'altro si insegue, da parte del piddì, ma non solo, un atteggiamento politico "da educande" ed una mutazione genetica e di appartenenza politica, concretizzata anche oggi da l'altro noto ex candidato sindaco di Roma, attraverso le scottandi dichiarazioni alla stampa.
In cantiere dunque l'alleanza tra PD ed UDC entro le europee del 2009?
Eppure anche su questo il commento è semplice-semplice. Al di là di tutte le questioni strategiche possibili, io nella scelta tra un due comici un po' caustici ed un solo noto ex governatore della Sicilia, so già chi scegliere...
P.S: Di Papi, a detta del Sommo Poeta, era pien l'inferno, compreso il suo (di allora) coevo. Mi pare giusto che a Dante (che definisce Clemente V capace di "laida opra") sia concesso qualcosa in più, ma ridursi ad una censura più cogente di quella trecentesca mi pare eccessivo...
C'erano le bandiere della moltitudine delle sinistre extra-parlamentari, che ancora commuovono il mio occhio; c'era un ex-procuratore che adora le esercitazioni di piazza e si comporta con un fare "tribunizio", sempre in bilico tra giustizialismo popolare e istanze di destra moderata.
C'erano alcuni esponenti del Piddì... E soprattutto c'erano due comici:
Il primo è un ricciolino, bravo nei monologhi ma soprattutto carismatico, che ha pensato che nel nostro paese, in cui il ceto intellettuale è morto o si è rintanato sotto la sabbia, avrebbe potuto assumere su di sè il ruolo di guida etico-morale della nazione, dispensando cucchiaiate di retorica anti-istituzionale e sorsate di anti-politica, un piatto adatto per il disamore serpeggiante per ogni complessità maggiore del portato culturale di uno slogan di una riga. Che poi sia materialmente riuscito a tratti a farlo è una grossa colpa dei politici italiani.
Tutti? No, solo alcuni... Quelli di sinistra.
La seconda è una grande comica, dotata anche di una forza ed un impegno invidiabili, di una discreta dose di fascino e, come i migliori artisti di satira, di una buona cattiveria verbale.
Nel corso dello show i due linguacciuti hanno osato l'inosabile. Pensate. Il primo ha parlato male del Presidente della Repubblica. La seconda ha fatto riferimenti sessuali sul Pontefice.
La levata di scudi successiva mi ha portato alla mente alcune semplici domande...
Davvero è possibile imbavagliare l'ironia, il sarcasmo o la satira che dir si voglia rispetto a due figure, anziane che dir si voglia o istituzionali che dir si voglia? Le istituzioni rappresentano, volenti o nolenti, il Potere, cioè proprio il più sano obiettivo immaginabile per satira e sarcasmo, quindi impedire di ironizzare sopra le istituzioni non è che una riedizione educata della censura novecentesca.
L'aura di sacralità della presidenza della Repubblica è virtuale e la pretesa di intangibilità politica di questa figura non è davvero realistica. Se un noto politico non altissimo del centro-destra divenisse inquilino al quirinale l'aura sacrale avvolgerebbe anche lui?
Che dire poi della pretesa di considerare il "Pastore Tedesco" una figura "super partes"?
Probabilmente al Vaticano siede il più raffinato, sistematico, colto e determinato tra i conservatori cattolici; imbevuto di politica, certo in senso non partitico, ma comunque in senso autentico; schierato e chiaramente adoperato nel "parteggiare" su una costellazione di tematiche che spaziano dalla scuola alla medicina, dall'etica ai diritti della persona.
Rispetto ad una tale esposizione mediatica, ad un orientamento conservatore ricercato in chiave materiale e persino metaforica, sventolare pretese di "neutralità" è, oltre che illegittimo e ipocrita, anche irragionevole.
Viviamo una fase politica post-elettorale dettata dal disorientamento collettivo:
Da un lato dei comici vengono visti come leader carismatici da un "popolo" che protesta, privo di una struttura ideale che permetta di produrre una elaborazione adeguata a interpretare la realtà.
Dall'altro si insegue, da parte del piddì, ma non solo, un atteggiamento politico "da educande" ed una mutazione genetica e di appartenenza politica, concretizzata anche oggi da l'altro noto ex candidato sindaco di Roma, attraverso le scottandi dichiarazioni alla stampa.
In cantiere dunque l'alleanza tra PD ed UDC entro le europee del 2009?
Eppure anche su questo il commento è semplice-semplice. Al di là di tutte le questioni strategiche possibili, io nella scelta tra un due comici un po' caustici ed un solo noto ex governatore della Sicilia, so già chi scegliere...
P.S: Di Papi, a detta del Sommo Poeta, era pien l'inferno, compreso il suo (di allora) coevo. Mi pare giusto che a Dante (che definisce Clemente V capace di "laida opra") sia concesso qualcosa in più, ma ridursi ad una censura più cogente di quella trecentesca mi pare eccessivo...
4 commenti:
D'accordissimo sulla libertà di parola (e quindi di satira).
Quello che detesto è la commistione dei linguaggi.
Se voglio la satira, vado ad uno spettacolo di Grillo e della Guzzanti (si fa per dire: a me non piacciono Grillo e la Guzzanti).
Se voglio la politica, vado ad un comizio (magari non a quello: io in Piazza Navona non ci sarei andato mai...).
A Roma, l'altro giorno, non si è capito quale fosse il contesto. Era una manifestazione politica? O spettacolo?
Tra l'altto: voleva essere una manifestazione di protesta per le cose orrende che sta facendo Berlusconi sulla giustizia? Mi pareva di si. E allora che c'entrava, il papa?
Il punto (forse...)è che da tempo la sinistra (tutta. E so che Di Pietro non è di sinistra, ma c'era molta sinistra in quella piazza) la sinistra, dicevo, si è berlusconizzata. E ha cominciato a confondere volentieri ambiti e linguaggi.
Vale per i Grillo e le Guzzanti. Vale per i Benigni. Vale per un sacco di altra gente.
Spesso, troppo spesso, la si butta in ridere.
E, comunque la si pensi, in genere le questioni politiche non dovrebbero far ridere. Dovrebbero far preoccupare, magari. Dovrebbero far riflettere. Ma non ridere. In fondo si è lì per amministrare i soldi di qualcuno. Si è lì a decidere della vita di qualcuno. Quindi, le battute, se proprio le vogliamo sentire, andiamo a sentirle a teatro. Nei luoghi della politica sarebbe meglio di no.
Il problema è che il livello politico è quello che è... Così questi raduni assommano aspetti decisamente naive con furbeschi ammiccamenti, mettono assieme istanze di destra con gente di sinistra, il tutto più su uno sfondo "emozionale" che su una piattaforma politica condivisa.
Ecco quindi che il carisma del comico supera quello del politico. Ma in questo i politici non possono rivendicare innocenza. Esiste un chiaro DEMERITO della politica. E anche un demerito degli Intellettuali. Perchè se gli unici "laici" attivi politicamente sono dei comici (o principalmente dei comici) c'è un deficit inevitabile nel livello di proposta e di elaborazione.
Non me ne voglia Grillo, ma il suo blog non riesce nemmeno a proporre un vero quadro politico coerente.
La vera novità è il deficit politico, non è che la satira parli di politica.
Nel 424 a.C. Aristofane "sputtanava" alla stra-grande Cleone, il leader dei Democratici, presentando l'opera "i cavalieri" alle Lennee (come se fosse un Film a Venezia). E in quell'opera ne aveva anche per gli Oligarchi, non certo esaltati. Insomma... Satira Antipolitica o Anti-politici? Non è esattamente la stessa cosa.
Gli intellettuali a sinistra ci sarebbero anche, ma stanno sul cazzo a tutti.
Alcuni se lo meritano, altri no.
Ce ne sono molti, in Italia, di grande valore.
Gente che potrebbe dare una mano volentieri a superare la crisi di idee in cui ci dibattiamo.
E' che di idee si parla poco. Si sta più volentieri sulle emozioni.
A volte penso a Craxi e al suo "intellettuali dei miei stivali". Chissà se lo ricordi.
Non gli ha portato granché bene...
Bè, caro Tic, non me la prendo certo con l'esistenza degli Intellettuali.
Anzi... Per mia storia e deformazione apprezzo molto di più la cultura che influenza la politica della politica che domina la cultura.
Il problema della sinistra italiana e della sua sconfitta nella egemonia culturale del paese però rimane.
Si tratta di un problema anagrafico, di strumenti di comunicazione, di tematiche e di forma dell'appartenenza.
In ogni caso però è un problema di lunga prospettiva.
Dici bene. Di IDEE si parla poco, e, aggiungo io, sembra che se ne parlerà ancora meno...
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