sabato 7 giugno 2008

Poesie nella città di M.

Non so se vi ho mai parlato della città di M.

La città di M. non sembra il tempio della poesia, a chi viene a vederla da fuori.
Forse perchè il suo centro storico non ha la grazia dei paesi costieri, con stretti vicoli ciechi e le case ammucchiate a ridosso sul mare, nei quali immaginare pirati ottomani comandati da un qualche severissimo Alì Pascià.
Forse perchè incontrandola in treno a stagliarsi sono le ciminiere e le gru poderose dei lotti industriali, non i pinnacoli e le cupole rivestiti di sottili lamine di rame dell'europa centrale.

Eppure la città di M. si trova in un luogo ristretto, schiacciata su un mare che non vede mai da un altopiano roccioso e policromatico che la costringe dal nord.
La città di M. è un antico mercato che si è fatto polo industriale. Gli Ottomani qui ci sono arrivati davvero, anche se non sembra possibile immaginarli.

Poi la città di M. è soprattutto una città divisa in due; c'è la sua parte operaia, ruvida, resistente, quella vestita di blu in primo di maggio, quella delle lotte dei decenni passati; c'è la sua parte piccolo borghese, arcigna, paesana, mercantilista, quella che ha i suoi interessi di bottega, che mastica acide parole sorseggiando caffè di mattina, quella che i tempi andati...

Che poi forse non è questo il modo più giusto per dividere questa città.
C'è anche la città di chi è autoctono con il bollino, e di quelli, ormai maggioranza, che vengono, in un modo o nell'altro, da fuori.
C'è anche la città di chi è semplicemente dall'una o dall'altra parte politica (con qualcuno nel mezzo, inutile dirlo).

C'è anche la città di quelli a cui piace che esista, nella piccola città di M. che non sembra il tempio della poesia a chi viene da fuori, un festival che si occupa di Poesia, musicata, parlata, scritta e spiegata.
E c'è ovviamente la città di chi aspetta soltanto la festa del vino, la settimana prossima.
Perchè bere, nella città di M. è sempre un buon viatico.
Mentre la Poesia, si sa, è SNOB ovunque, figuriamoci nella città di M.

E quindi eccoli lì, i microRas urbani che si accalcano sulla contabilità poetica, pronti a riesumare dalle polveri Dante e Petrarca, mentre si affossa il festival di poesia contemporanea, perchè l'investimento economico rischia di ridurre l'importanza della festa enologica suddetta...




Sarò ostinato, ma io continuo a saper fare entrambe le cose, bere vino ed ascoltare poesie.
Chiamatelo eclettismo.


5 commenti:

tic. ha detto...

Non posso commentare (sarebbe fuori luogo)...
Perché, come dire, conosco le problematiche...

Adespoto ha detto...

Già, le conosciamo...

Arriveranno tempi migliori?

Unknown ha detto...

Pensate l'effetto che potrebbe suscitare alla cittadinanza un "folle" poeta tuffarsi nella fontana e recitare mentre gli avventori sorseggiano il loro vinello.

Forse potrebbero imparare a bere vino e ascoltare poesie.

Adespoto ha detto...

Forse...
Un ritorno al Ditirambo potrebbe essere risolutore...
Il grande canto dionisiaco però ha noti effetti collaterali...

tic. ha detto...

La città di M. non mi pare sia molto propensa alle performance dei poeti.
Le piacciono i saltimbanchi, però: peccato NON poter far nomi...