La vittoria dovette sembrargli, in quegli istanti, totale.
Fino a che la corta lama estratta da un nobile Serbo, non pose fine alla gloriosa vita del Sultano Murad I.
Quel nobile serbo, non si sa di preciso se si fosse finto morto tra i cadaveri o traditore tra gli sconfitti, è per eccellenza l'eroe della mitologia medievale serba.
Miloš Obilić era un serbo, anzi, oggi si direbbe un montenegrino, giusto per comprendere la particolare difficoltà nel definire chiaramente i concetti nazionali balcanici; Milos è il leggendario cavaliere che uccise il sultano con l'inganno per essere dopo "fatto a pezzi" dai nemici Turchi, l'uomo che è l'altra faccia dell'eroismo medievale Serbo: da un lato il santo Re Lazar, catturato ed ucciso dopo aver consumato le proprie forze nello scontro con un superiore nemico, dall'altro Milos, l'eroe mitologico, figlio di una fata e di un mezzodemone, dotato di una straordinaria cavalcatura, di forza, coraggio ed ingegno, e legato al sovrano da un assoluto vincolo di fedeltà e di parentela.
Il 28 giugno del 1389 il regno di Serbia finiva la sua esistenza politicamente autonoma, ma quella sconfitta conclusa da un attentato riuscito rimane tuttora il riferimento culturale per eccellenza della nazione serba (e della chiesa Serbo-Ortodossa).
Il 28 giugno del 1914, più di mezzo millennio dopo, l'ultimo imperatore sedeva sul trono di Vienna e l'ultimo sultano ad Istambul.
"Chi ucciderà Franz Ferdinand sarà il nuovo Miloš Obilić"
Questa la frase che la Mano Nera e la Giovane Bosnia facevano circolare in tutta Belgrado. La nazione Serba che voleva portare sotto la sua sovranità la Bosnia e Sarajevo non poteva che considerare quella dell'Imperatore d'Austria una nuova invasione dei Balcani, intollerabile come la precedente.
Quel giorno, sotto il bel sole di Sarajevo, almeno sei congiurati si muovevano lungo il tratto di strada percorso dall'arciduca Francesco Ferdinando. Uno di loro, lanciando una granata fallì l'attentato, e solo per una serie di casualità Gavrilo Princip, un ragazzotto per nulla aitante, con profonde occhiaie, diciannove anni ed una pistola browning in tasca si trovò dinanzi l'auto del principe che inseriva la retromarcia. Grattando.
Due colpi. Uccisero la Bella Epoque.
Per capire la Serbia di oggi, bisogna ricordare che a Sarajevo, fino ad un decennio fa, era in piedi un monumento a Princip, dove spesso Bernardo Valli racconta vi fossero delle rose fresche nei giorni attorno al 28 di Giugno.
Nel 1989, a VI secoli di distanza dalla battaglia contro i turchi un ancora aitante Milosevic pronunciò in Kosovo Polije un famoso discorso sul ruolo della Serbia come salvatrice dell'Europa.
Oggi?
Nel Vidovdan, il giorno di san Vito, cioè il solito 28 Giugno, cioè ieri, i Serbi Kosovari hanno insediato a Mitrovica, città per eccellenza divisa tra etnia Serba e Albanese, il proprio Parlamento. 53 Membri, di un organismo che vuole essere la rappresentanza della repubblica Serba nella Regione autonoma del Kosovo.
E l'indipendenza della Maggioranza Albanese-Musulmana del Kosovo?
E le decisioni dell'ONU?
Ancora una volta i campi del Kosovo tornano al centro della pace in Europa. E con essi la questione irrisolta del rapporto tra la nazione Serba (cristiano ortodossa) e la penisola balcanica.
Se è vero infatti che questo organismo appare come illegittimo (almeno secondo i 47 Paesi che hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo) è vero che non si può che considerarlo il segno di una irrequietezza profonda, radicata, diffusa nel mondo Serbo, che merita di non essere archiviata solo con poche battute.
Una cosa è certa, nella violenta storia dei Balcani, sempre più legata a questioni etniche lontane nel tempo, sempre più scadenzata da paci fragili e militarizzate, ci sono ancora giorni di San Vito che possono fare la differenza tra la pace e la guerra.
Le pedine sono già posizionate, serve solo un nuovo atto incendiario.
Ignorare la polveriera o pensare che sia disinnescata con una semplice proclamazione di indipendenza non eviterà all'Europa e ai Balcani una nuova stagione di conflitti.
San Vito.
Il patrono dei Ballerini,
degli Epilettici
e anche dei Sordi.
4 commenti:
Consiglio di lettura: A SARAJEVO IL 28 GIUGNO, di Gilberto Forti (Adelphi).
Un grandissimo libro. In versi...
Grazie, ogni consiglio è gradito...
Solo una curiosità... è un "romanzo", un saggio o un opera poetica?
Propongo divisioni troppo nette, immagino...
Un'opera poetica che si legge come un libro di storia.
Cupe vampe!!!
La faccenda del Kosovo è stata gestita all'americana. Con stupidità e cecità totali. Molto sangue in arrivo.
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