Citare gli Ipse dixit, discettare in aforismi, estrapolare parole da pensieri o testi scritti in luoghi e tempi lontani è un azione che percorre lo stretto sentiero tra l'eleganza retorica e la fallacia.
Alcuni pensieri sono (quasi) universali, altri invece lo possono sembrare, ma in realtà sono ben radicati dentro il loro contesto, cosicchè svellerli significa privarli della ragione intrinseca alla prima espressione di quelle parole.
Questa è una grande distinzione in ambito religioso, tra la Lettera delle scritture e l'Interpretazione delle stesse, che fa sì che i vari cultori della ortodossia legata alla parola si possano consumare in citazioni bibliche per giustificare prassi e regole che appaiono inattuali quando non inattuabili, scambiando talvolta la metafora della parola per sostanza di regola.
Questo peccato ha attraversato anche la sinistra atea, che in alcuni tempi e situazioni si è piegata a eccessi dogmatici (quasi comici) secondo forse quella che Steiner definisce la nostalgia dell'assoluto. Ma questa è un'altra storia, che magari ci racconteremo in futuro.
Oggi invece mi permetto di fare qualche abuso di citazione.
L' 8 giugno del 793, fu una giornata davvero importante per la Britannia e l'Europa.
Lindisfarne è un'isoletta, detta "la santa" che ospitava, in quel tempo, il più importante monastero del nord della Britannia.
I monaci si sentivano sicuri nel loro nucleo primigenio, certi dello scudo della fede (o del timor di Dio) e della ruvidezza di costumi che gli evangelizzatori hanno sempre avuto.
Eppure verso mezzodì stava per iniziare lo "scontro di civiltà"...
Un numero imprecisato, ma noi ne immaginiamo non moltissime, di Drakkar, sorta di unità navali dal piccolo pescaggio, con la potenzialità dei barconi da sbarco dei film bellici, cariche di figuri imponenti, nuovi barbari che dopo i germani si riversavano sanguinari sulle rive della civiltà cristiana. Vichinghi.
Quel giorno ci fu una scorribanda, ed una strage di monaci e laici.
L'età Vichinga cominciava e sarebbe durata fino a tutto il 1066.
Per due secoli, chiunque nelle zone costiere d'europa, avrebbe dovuto tenere conto di questi uomini rozzi e barbari, ma progrediti militarmente. Il nord del mondo straccione ma riottoso, si affacciava prepotente alla finestre di legno cesellato della "storia conosciuta".
Oggi non ci importa vedere come questi uomini alti e barbuti, barbari nel senso più classico del termine, avrebbero cambiato l'europa trovando anche alleati nei popoli celti, piuttosto mandiamo uno sguardo alle reazioni di chi era rimasto, per così dire, offeso.
In quei giorni concitati il panico per la strage aggrovigliò le budella degli eruditi (che poi erano spesso monaci a loro volta) di tutto il mondo (cristianamente inteso)...
Nel dilagare dei commenti, un monaco tedesco, scrivendo le cronache sullo scuotimento morale che l'episodio aveva creato in tutta l'europa, riportò le parole che il profeta Geremia aveva usato, nel VI secolo a.C. per descrivere il pericolo che correva Gerusalemme, subito prima della grande deportazione.
Le parole erano completamente fuori contesto... Ma rendevano l'idea della ansiosa preoccupazione che serpeggiava nel vecchio mondo...
Oggi a 1215 anni di distanza anche io utilizzo, ovviamente a sproposito, le stesse parole.
Il Signore mi disse: "Dal Settentrione si rovescerà la sventura su tutti gli abitanti del paese."
Alcuni pensieri sono (quasi) universali, altri invece lo possono sembrare, ma in realtà sono ben radicati dentro il loro contesto, cosicchè svellerli significa privarli della ragione intrinseca alla prima espressione di quelle parole.
Questa è una grande distinzione in ambito religioso, tra la Lettera delle scritture e l'Interpretazione delle stesse, che fa sì che i vari cultori della ortodossia legata alla parola si possano consumare in citazioni bibliche per giustificare prassi e regole che appaiono inattuali quando non inattuabili, scambiando talvolta la metafora della parola per sostanza di regola.
Questo peccato ha attraversato anche la sinistra atea, che in alcuni tempi e situazioni si è piegata a eccessi dogmatici (quasi comici) secondo forse quella che Steiner definisce la nostalgia dell'assoluto. Ma questa è un'altra storia, che magari ci racconteremo in futuro.
Oggi invece mi permetto di fare qualche abuso di citazione.
L' 8 giugno del 793, fu una giornata davvero importante per la Britannia e l'Europa.
Lindisfarne è un'isoletta, detta "la santa" che ospitava, in quel tempo, il più importante monastero del nord della Britannia.
I monaci si sentivano sicuri nel loro nucleo primigenio, certi dello scudo della fede (o del timor di Dio) e della ruvidezza di costumi che gli evangelizzatori hanno sempre avuto.
Eppure verso mezzodì stava per iniziare lo "scontro di civiltà"...
Un numero imprecisato, ma noi ne immaginiamo non moltissime, di Drakkar, sorta di unità navali dal piccolo pescaggio, con la potenzialità dei barconi da sbarco dei film bellici, cariche di figuri imponenti, nuovi barbari che dopo i germani si riversavano sanguinari sulle rive della civiltà cristiana. Vichinghi.
Quel giorno ci fu una scorribanda, ed una strage di monaci e laici.
L'età Vichinga cominciava e sarebbe durata fino a tutto il 1066.
Per due secoli, chiunque nelle zone costiere d'europa, avrebbe dovuto tenere conto di questi uomini rozzi e barbari, ma progrediti militarmente. Il nord del mondo straccione ma riottoso, si affacciava prepotente alla finestre di legno cesellato della "storia conosciuta".
Oggi non ci importa vedere come questi uomini alti e barbuti, barbari nel senso più classico del termine, avrebbero cambiato l'europa trovando anche alleati nei popoli celti, piuttosto mandiamo uno sguardo alle reazioni di chi era rimasto, per così dire, offeso.
In quei giorni concitati il panico per la strage aggrovigliò le budella degli eruditi (che poi erano spesso monaci a loro volta) di tutto il mondo (cristianamente inteso)...
Nel dilagare dei commenti, un monaco tedesco, scrivendo le cronache sullo scuotimento morale che l'episodio aveva creato in tutta l'europa, riportò le parole che il profeta Geremia aveva usato, nel VI secolo a.C. per descrivere il pericolo che correva Gerusalemme, subito prima della grande deportazione.
Le parole erano completamente fuori contesto... Ma rendevano l'idea della ansiosa preoccupazione che serpeggiava nel vecchio mondo...
Oggi a 1215 anni di distanza anche io utilizzo, ovviamente a sproposito, le stesse parole.
Il Signore mi disse: "Dal Settentrione si rovescerà la sventura su tutti gli abitanti del paese."
4 commenti:
Hehehehhe! Bel post, mio caro... Ovviamente non condivido la barbarie dei Vichinghi che, a mio parere, furono il fulcro una rivoluzione culturale ben maggiore di quella carolingia.
Ma si sa, che da lungo tempo io son per la barbarie e tu per la civiltà :)
Il profeta Geremia, invece, evidentemente era uno che c'aveva visto da lontano.
E d'altra parte mica si scelgono a cazzo, i profeti.
Ah, Lindisfarne, VIII secolo... Grazie oh Adespoto, mi hai riportato con la mente ad uno dei miei secoli preferiti... A proposito, oggi dalle mie parti è in arrivo un VII secolo...
Bè, descrivevo la giornata e quel periodo dal punto di vista dell'europa cristiana.
Gli europei ci misero ANNI solo per capire da dove venissero questi guerrieri colossali.
Sulla rivoluzione culturale che sarebbe venuta nei decenni successivi stra-concordo, in effetti i Vichinghi cambiarono davvero l'Europa e la Britannia, per sempre.
Sul fatto che tu poi abbia sempre avuto una segreta idolatria per Odino ed io una per Giove... Non c'è dubbio... eheheh
P.S: Aspetto con ansia notizie dal tuo VII secolo.
Eheheheh WOTAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!!!!
Presto dal VII secolo, con il trionfo di Ahriman.
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