
L'energia atomica è decisamente un concetto maschile.
Macho.
(Si pensi ad Hulk - non è forse lo sprigionarsi, dopo esposizione radioattiva, della primigenia energia maschile?)
Un esercizio di dominio sulla natura che raggiunge l'interno stesso della sua essenza.
L'incanalare (che sia in grandiosi stabilimenti che producono energia, o in roboanti e strabilianti esplosioni non importa) una energia che non vediamo nè esperiamo al servizio dell'intelletto umano.
Non sorprende che gli anni '50, post bellici, imprigionati nell'ambiguità di un mondo uscito da una tragedia bellica ma entrato in una fastosa crescita economica, siano stati il decennio in cui tutto era reso possibile dall'energia del nucleo.
Grazie ad essa si era vinta una guerra, e ci si aspettavano davvero grandi cose.
In termini psicanalitici non serve nemmeno tirar fuori la pulsione di morte per spiegare tutto il fascino che sortiva l'essere in grado, come umanità, di asservire la potenza stessa che mantiene coesa la materia. Per quanto questo, nonostante l'ingenuità del tempo, provocasse qualche ansia collaterale.
Quando la prima centrale nucleare a finalità civili cominciò a produrre energia elettrica, in Idaho nel 1951, i Sovietici avevano già fatto esplodere la loro prima palla di Plutonio in terra Kazaka, nel 1949. Quest'ultima notizia non fu presa bene dall'opinione pubblica americana che non aveva più l'esclusiva pseudo-divina di cui sopra. Si sa, possedere un arma molto molto pericolosa è più eccitante se si è gli unici a possederla.
Qualche anno dopo, il 4 dicembre 1954 naque, per volere di Eisenhower e dell'ONU, l'Enea. Organizzazione per l'uso pacifico dell'energia atomica, nasce per il grande senso di responsabilità della società umana verso un uso condiviso e corretto delle possibilità messe sul campo dalla scienza.

Con l'altra mano però il presidente soldato faceva costruire il più grande bunker sotterraneo, attrezzato per contenere per mesi tutto il parlamento americano, i giudici della corte suprema e i capi di gabinetto a White Sulphur Springs, in West Virginia. In totale più di 600 persone.
Vabbè fidarsi dell'ENEA, però...
Intanto il nuovo pericolo di una esplosione nucleare veniva allegramente esorcizzato da un cartone animato infantile, in cui la tartaruga Bert lo risolveva allegramente al grido di "Duck and Cover" più o meno l'equivalente di "Giù e Copriti", il che in caso di esplosione nucleare ha più o meno lo stesso valore di declamare qualche verso di Dante a memoria calzando degli occhiali da sole.
Ma non si poteva certo gettare nel panico l'intera società.
Quindi bene propinargli la fregnaccia della tartarughina che si abbassa e si copre la testa, d'altronde mica tutti si possono costruire un bunker tra le montagne.
L'ambivalenza del nucleare però non si può sintetizzare dimenticando un progetto della Ford.
L'applicazione del Fordismo all'energia nucleare. Ovvero un'automobile alla portata di tutti, con un reattore nucleare incorporato. Autonomia di circa 8000 Km (ma aumentabile utilizzando un po' più di Uranio). Insomma coast to coast senza dover mai fare il pieno di benzina, il sogno di ogni americano.

Peccato che non l'abbiano mai messa in produzione!
Ed in caso di tamponamento a catena, direte voi?
Che domande...
Duck and Cover!
Macho.
(Si pensi ad Hulk - non è forse lo sprigionarsi, dopo esposizione radioattiva, della primigenia energia maschile?)
Un esercizio di dominio sulla natura che raggiunge l'interno stesso della sua essenza.
L'incanalare (che sia in grandiosi stabilimenti che producono energia, o in roboanti e strabilianti esplosioni non importa) una energia che non vediamo nè esperiamo al servizio dell'intelletto umano.
Non sorprende che gli anni '50, post bellici, imprigionati nell'ambiguità di un mondo uscito da una tragedia bellica ma entrato in una fastosa crescita economica, siano stati il decennio in cui tutto era reso possibile dall'energia del nucleo.
Grazie ad essa si era vinta una guerra, e ci si aspettavano davvero grandi cose.
In termini psicanalitici non serve nemmeno tirar fuori la pulsione di morte per spiegare tutto il fascino che sortiva l'essere in grado, come umanità, di asservire la potenza stessa che mantiene coesa la materia. Per quanto questo, nonostante l'ingenuità del tempo, provocasse qualche ansia collaterale.

Qualche anno dopo, il 4 dicembre 1954 naque, per volere di Eisenhower e dell'ONU, l'Enea. Organizzazione per l'uso pacifico dell'energia atomica, nasce per il grande senso di responsabilità della società umana verso un uso condiviso e corretto delle possibilità messe sul campo dalla scienza.

Con l'altra mano però il presidente soldato faceva costruire il più grande bunker sotterraneo, attrezzato per contenere per mesi tutto il parlamento americano, i giudici della corte suprema e i capi di gabinetto a White Sulphur Springs, in West Virginia. In totale più di 600 persone.
Vabbè fidarsi dell'ENEA, però...
Intanto il nuovo pericolo di una esplosione nucleare veniva allegramente esorcizzato da un cartone animato infantile, in cui la tartaruga Bert lo risolveva allegramente al grido di "Duck and Cover" più o meno l'equivalente di "Giù e Copriti", il che in caso di esplosione nucleare ha più o meno lo stesso valore di declamare qualche verso di Dante a memoria calzando degli occhiali da sole.
Ma non si poteva certo gettare nel panico l'intera società.
Quindi bene propinargli la fregnaccia della tartarughina che si abbassa e si copre la testa, d'altronde mica tutti si possono costruire un bunker tra le montagne.
L'ambivalenza del nucleare però non si può sintetizzare dimenticando un progetto della Ford.
La FORD NUCLEON.


Peccato che non l'abbiano mai messa in produzione!
Ed in caso di tamponamento a catena, direte voi?
Che domande...
Duck and Cover!